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06.09.2025
Data news | 06.12.2016 |
Il tema della motivazione è di strategica rilevanza nello sport così come, in genere, in altri contesti della nostra vita. La motivazione è una vera “spinta” a compiere una determinata azione come a praticare uno sport, a farlo con impegno e costanza, a raggiungere un obiettivo fissato. Analizziamo questo importante aspetto con Nicola Delladio, psicologo-psicoterapeuta.
Nicola Delladio
psicologo-psicoterapeuta
www.nicoladelladio-psicologo.it
Da più parti si sente parlare di motivazione; tutti noi utilizziamo questo termine nelle nostre discussioni quotidiane, nello sport ma anche a scuola, sul lavoro, in famiglia. Frasi come: “Non ha motivazione”, “Deve trovare la motivazione dentro di sé”, “Senza la giusta motivazione non riuscirà a sfondare”, ecc…, riferite ad atleti di ogni ordine e grado, sono entrate nel lessico comune.
A queste espressioni aggiungerei anche il tema della fatica, del dolore e della sofferenza come ben riporta lo scrittore ed ultra maratoneta Murakami Haruki nel suo magnifico libro L’arte di correre, riferendosi ad un concorrente che durante una maratona era solito motivarsi, caricarsi e ugualmente concentrarsi durante la competizione al motto di pain is inevitable, suffering is optional, letteralmente il dolore non si può evitare, la sofferenza è opzionale.
E la Marcialonga? Che c’entra la nostra gara più famosa con la maratona o l’ultra maratona? Di certo 70 chilometri sugli sci, così come 135 in bici o 26 di corsa, si possono trasformare in un percorso ad ostacoli, che mette a dura prova la resistenza dei molti che la concludono dopo ore e ore di spinte alternate. La sofferenza, in quest’ottica, risulta parte del gioco, così come la motivazione.
Ma torniamo alla motivazione da cui siamo partiti e alle parole che la descrivono, alle parole che tutti noi usiamo per definirla, al di là dei tecnicismi dei pochi addetti ai lavori (psicologi, motivatori, consulenti e quant’altro). Dalle espressioni riportate all’inizio di questo breve approfondimento, appare chiaro come la nostra ineffabile guida, la motivazione per l’appunto, si configuri facilmente come una cosa posseduta dagli sportivi più fortunati ma che di certo si può trovare o ritrovare, semmai si fosse smarrita; il come cambia da persona a persona ed è esattamente il lavoro dei cosiddetti mental trainer, nuove figure per nuovi bisogni. Senz’altro la dedizione e la ricerca scrupolosa di questa compagna spesso evanescente compensa con il talento dei campioni.
Cosa ci dice la scienza? La psicologia in particolare, nel corso del suo sviluppo, si è occupata di motivazione da diverse angolazioni; sono nate teorie alternative, si sono scritti libri, articoli… Ma in fondo questa motivazione chi l'ha mai vista? Chi ci ha mai parlato? Come possiamo descriverla? Ancora più interessante e come abbiamo già visto sopra: come possiamo trovarla? O, se preferiamo, dove possiamo trovarla?
Se dovessi tentare di legare la parola motivazione a qualcosa di simile che ne chiarisca il significato propenderei per spinta, slancio, propensione verso una condizione che anticipiamo come positiva per noi. Quindi prima ancora di fare qualcosa, sappiamo che questo sarà per noi positivo e siamo spinti a farlo. Da cosa dipende però questo slancio? Domande che portano con sé altre domande.
Uno dei risvolti più interessanti relativamente alla motivazione riguarda la componente interattiva, ovvero relazionale. La motivazione, infatti, non può essere legata solo a fattori soggettivi. Nell’affermare che un buon gruppo di compagni accresce la voglia di allenarsi, che stabilire rapporti sani e funzionali con i pari e con il maestro risulta fondamentale, che il supporto dei genitori, se di giovani si parla, è cruciale in ogni fase, si ribadisce l’ovvio… Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. È comunque esperienza di tutti che scambi fluidi e ambienti permeati di serenità e fiducia, possono rappresentare contenitori ideali in cui sviluppare convinzione nei propri mezzi unita a competitività e una buona dose di divertimento, condizioni essenziali per praticare uno sport e soprattutto partecipare ad una gara.
Come potremmo spiegare diversamente quell’anticipazione di una condizione positiva per noi, in termini di salute, derivante dall’allenamento di pratiche sportive di estremo rigore, dove elementi come la gestione della fatica e del pensiero giocano un ruolo fondamentale?
Le gare endurance, sempre più estreme, sempre più al limite, sono giocate anche attraverso la conoscenza e la padronanza degli aspetti cosiddetti mentali. Via libera quindi alla prima spinta!!
Come abbiamo visto, oltre agli aspetti più personali legati alla propria motivazione (per esempio legati ai propri bisogni, agli interessi o ancora agli obbiettivi), la componente relazionale gioca un ruolo fondamentale verso quella spinta che ci porta a praticare uno sport, ad allenarci, a partecipare ad una gara o a portarla a termine.
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