26.01.2025
Fabio Lunelli - Trento 19.12.1943
Stai arrivando.
Inizio dicembre, ancora poche settimane e potrò dare una forma al pensiero di te che si è fatto strada in questi 8 mesi di attesa. Accarezzo teneramente la pancia che ti culla e sorrido a tua madre che si affanna nei preparativi per accoglierti, nuova vita che travolgerà le nostre.
Forse avrei dovuto fare meglio i calcoli però……
Sì, perché arriverai proprio pochi giorni prima della Marcialonga. E io per quest’anno appenderò sci e bastoncini al chiodo per dedicarmi a te, tutto pappe e pannolini.
Ora, non pretendo che tu capisca, ma perdere una Marcialonga è davvero, davvero, davvero una tragedia! Ridendo e scherzando le ho fatte tutte fino a quest’anno, cominciando quasi per gioco. Cominciando perché per me la Val di Fassa è legata a ricordi indelebili dell’adolescenza. Ai tuoi nonni che mi portavano “alle alte” a fare lunghe vacanze estive, ai ragazzi del posto, amici che ritrovavo e con cui passavo le giornate a camminare o arrampicare. Capisci bene che non potevo tirarmi indietro quando su una locandina volante arrivata a Milano dalla montagna vidi, con gli amici di sempre, che si precettavano concorrenti per quella che all’epoca era considerata una goliardata. Dovevo esserci anch’io e fatta la prima, vabbè… come si può non andare avanti con tutte le altre?
Anno dopo anno si riparte e tutto si ripete. Diventa familiare, quasi rassicurante. Il colpo di cannone della partenza, l’assalto alla diligenza dei 5.000 – tra i quali ci sono anch’io, intendiamoci - che schizzano invasati tentando di superarsi per essere avanti, sempre avanti, fino al campionato mondiale della “bestemmia” dopo la discesa di Mazzin dove vedi bastoncini volare e concorrenti accartocciati farsi tutt’uno con i propri sci, e poi i campanili della Val di Fiemme che passano uno via l’altro come dei miraggi che ti accompagnano all’ultima massacrante salita dove pensi che non ce la fai proprio più, che forse devi mollare, ma poi alla fine arrivi sempre.
Chissà se vivrai tutto questo un giorno.
Magari ne faremo una insieme, sarebbe bello, no? Raggiungere il traguardo dopo 70 km di sana fatica, di paesaggi mozzafiato, di sgomitate epiche per passare nelle strettoie, di tifo da stadio da parte della gente a bordo pista. Ti guarderei con orgoglio, consapevole di aver condiviso un piccolo pezzo di strada che rimarrà con noi per sempre.
Ma tu intanto arriva, ok? Poi vedremo se ti piacerà la neve…
25 dicembre 1983.
Mi sveglio nel silenzio della casa. Realizzo che è la mattina di Natale. L’entusiasmo mi pervade, come quando ero bambino, come quando provavo a star sveglio tutta la notte per beccare il vecchio con la barba che portava i regali. Mi alzo e istintivamente mi dirigo in soggiorno.
L’albero troneggia su tutto il resto. È grande quest’anno, così grande che le decorazioni che avevamo non sono bastate e siamo dovuti correre ai ripari appendendo biscotti di pan di zenzero.
Vedo i regali, alcuni sono sistemati l’uno sull’altro sotto le fronde più basse – quelli che ho messo io stanotte. Ma altri sono nuovi. Tra questi spicca a destra dell’albero un pacco troppo alto e sottile per celarne il contenuto, nonostante la carta azzurra che lo avvolge.
Capisco ancora prima di scartarlo. Emozione che sale. Sono sci. Sono sci nuovi. Sono sci da fondo nuovi. Un biglietto li accompagna:
“Fai quello che ti rende felice, noi saremo qui al tuo ritorno. Buona Marcialonga amore, anche quest’anno!”
Concept, intervista e testo: Susanna Sieff
Foto: Alice Russolo
Riprese: Graziano Bosin - Dolomiti TV
L'INTERVISTA
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