26.01.2025
Aulo Avanzinelli - Cappella (LU) 19.05.1940
Non ti muovere.
È stato un rumore sordo. Quasi impercettibile ad orecchio umano. Ma io l’ho sentito distintamente, pur nel trambusto provocato dagli altri concorrenti che sgomitavano per passare. Lo sento ancora. Dentro. Echeggia in un costante reiterarsi. Ossa che si rompono. Sono riverso nell’acqua ghiacciata, boccheggio di dolore per metà nell’Avisio, e lo sento. Fa il pari con il freddo che mi sta inzuppando le ossa. Due strumenti di un’orchestra perfettamente accordati tra loro ma dissonanti con il resto del mondo, con me. Immensamente fastidiosi. No, non doveva andare così, dopo tante Marcialonghe trovarsi qui, spinto da altri nel greto del fiume. Fracassato.
Non ti muovere.
Valuta i danni, soppesa il da farsi. Chiudi fuori quel rumore. Torna lucido. Nessuno sembra curarsi di te, passano svelti tentando di superarti, di superarsi, in un vortice di adrenalina e velocità. La strada è ancora lunga ma per fortuna la poca neve caduta quest’anno ha obbligato gli organizzatori ad accorciare il percorso. Quanto ti mancherà? Canazei l’hai passata, sei a Mazzin, stai tornando indietro. Lo so che è comunque troppo per ripartire con il dolore che ti ghermisce il bacino, la schiena, le gambe. Ma non puoi mollare. Tu sei un Senatore! Lo sei da 10 anni, devi arrivare alla fine. Non è nemmeno lontanamente pensabile che tu perda il titolo. Sei e rimarrai Senatore. Alzati, combatti!
Muoviti.
Provaci. Tirati su. Respira. Lascia che il tuo fisico si abitui alle nuove condizioni, accogli il dolore, fallo diventare parte del gioco, non contrastarlo. Non vincerai mai contro di lui, fattene una ragione. Fattelo amico. Sarà la tua compagnia durante il viaggio, una compagnia pressante.
Muoviti.
Sono un Senatore e un Senatore non abbandona. Raccatto gli sci. Anche solo il gesto mi costa una fatica indicibile. Risalgo urlando. Devo buttare fuori in qualche modo. Ok, proviamo. Inizio lento: gambe calme, braccia pacate. Devo trovate un ritmo che mi permetta di sopportare, che mi traghetti fino all’arrivo.
Scivola.
Sto sciando. Il freddo è meno intenso adesso, lo sforzo mi costa sudore e sangue ma almeno non sento più, così incalzante, il gelo dentro. La forza di volontà mista alla disperazione mi scalda e mi muove. Muove i miei arti. Io sono da un’altra parte, affronto su un altro tavolo la partita. Mi autoconvinco spinta dopo spinta che tutto questo servirà, che arriverò, che non mi accascerò al suolo prima di Cavalese. Non posso contemplare il fallimento.
Scivola.
Stai sciando. Non che il gesto sia fluido e raffinato, tutt’altro. Arranchi, con la sofferenza che ti attanaglia. È evidente che sei al limite, che stai esaurendo l’energia di contrastare le fitte, ma ci sei quasi. Allunga il braccio, puoi afferrare l’impresa. È li, alla fine di tutto, il traguardo della tua 20esima Marcialonga. Il rumore ti accompagna ancora, non ha mai smesso di martellarti nelle orecchie. L’orchestra non ha ancora finito di suonare, scivola al suo ritmo distorto, usala, ti porterà all’arrivo.
Concept, intervista e testo: Susanna Sieff
Foto: Alice Russolo
Riprese: Graziano Bosin - Dolomiti TV
L'INTERVISTA
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