26.01.2025
Data news | 18.11.2016 |
Il Dott. Giorgio Martini, dottore in farmacia, biologia della nutrizione, scienze e tecnologie del fitness e prodotti della salute, ed in scienze della nutrizione, tratta oggi un problema diffuso per chi pratica sport in inverno a basse temperature, ovvero i geloni, quella particolare reazione della pelle determinata da una temperatura fredda.
Il termine deriva da gelo e rappresenta una lesione causata dalla risposta vascolare alle basse temperature e all’umidità. I geloni sono caratterizzati da eritema, infiammazione, prurito, dolore, edema e si manifestano principalmente alle estremità degli arti.
Distinguiamo, a seconda del tipo di congelamento tre differenti stadi di geloni:
-gelone superficiale, comprende le dita delle mani, dei piedi e le orecchie. Si avverte la sensazione di scarpe strette, formicolio, con il ritorno a temperatura normale. La colorazione della pelle è a macchie rosso blu.
-gelone non molto esteso in profondità, comprende anche il viso, in particolare il naso, il mento. Le parti interessate sono di colorazione bianco grigia.
-gelone esteso in profondità, comporta insensibilità al tatto, durezza legnosa, rigidezza, fino a raggiungere un congelamento vero e proprio con conseguente necrosi del tessuto. La pelle è scura.
Possono instaurarsi già ad una temperatura di +6°C. Il freddo provoca vaso costrizione periferica che riduce l’afflusso di sangue ai tessuti.Notiamo che sono più esposte ai geloni le parti del corpo poco protette da muscoli e tessuti (dita dei piedi e delle mani, mento, guance, naso, orecchie) nonché le parti del corpo serrate in capi di vestiario troppo stretti (calzature).
Il consiglio è sempre quello di prevenire eventuali tipologie di geloni, sapendo che se abbiamo problemi di circolazione ed intendiamo praticare sport invernali o dobbiamo affrontare climi rigidi, sarà di giovamento ricorrere a rimedi che aumentano la microcircolazione come ad esempio gli antocianosidi del mirtillo per andare sul naturale, mentre parleremo di gruppi terapeutici a base di eparina, parlando di sostanze chimiche.
Trattando sempre questo problema che in termini tecnici si manifesta come una insufficienza venosa, si può ricorrere ad estratti di piante come l’ippocastano, la centella, l’amamelide, o a bioflavonoidi come l’oxerutina.
Efficaci sono per la prevenzione ed il trattamento, creme e gel a base di arnica montana, rusco, e sostanze rubefacenti, ovvero che richiamano sangue come ad esempio il capsico (peperoncino).
Se la cute con il gelone dovesse essere lesa o screpolata, sarà opportuno applicare una crema a base di calendula, oppure olio di iperico, olio essenziale di melaleuca (più noto come Tea tree oil).
A livello di integrazione alimentare sarebbe consigliato assumere da un punto di vista vitaminico, vitamina C e vitamina E, mentre da un punto di vista minerale sarà utile il Cobalto, ed il Manganese.
Nell’emergenza, se ci troviamo con la sensazione di geloni ad esempio su una pista da sci o su una montagna innevata, in tali casi bisognerà slacciare gli indumenti che stringono il corpo: scarponi, cinture, cinghie dello zaino, ma anche anelli. Se ci si trova in pista o lungo un anello sciistico si eseguiranno movimenti attivi e passivi, agitando le braccia come se si dovesse abbracciare una persona, si dovrà in tal modo cercare di riscaldare tutto il corpo. Poi si dovranno riscaldare le dita delle mani che sono le più esposte, infilando le mani nel cavo ascellare o tra le cosce sfregandole tra loro. Stessa cosa con le dita dei piedi, cercare di muoverle all'interno degli scarponi e si fosse bagnati bisognerà indossare al più presto indumenti asciutti, ed assumere bevande calde ben zuccherate.
Si procederà fino a ritornare al colore naturale della pelle ed alla sua normale sensibilità. Si dovrà evitare una nuova esposizione al freddo. Se il gelone dovesse essere progredito non si dovrà camminare con i piedi congelati, non bisognerà aprire eventuali vesciche, ma fasciare con materiale sterile e ricorrere in tal caso al consiglio medico.
Risultano utili delle particolari buste che contengono una soluzione a base di acqua saturata in acetato di sodio con piccola piastra di metallo all’interno. Vengono definite scaldamani a ghiaccio caldo.
Il calore solitamente si esaurisce dopo 30- 60 minuti circa. Lo scaldamani si ricarica riscaldando per qualche minuto la busta in un pentolino pieno d'acqua bollente: i cristalli si sciolgono e la soluzione supersatura si riforma. Questo tipo di scaldino è utile negli spostamenti o nelle attività brevi, visto che la durata di calore è limitata e che bisogna necessariamente disporre di materiali adeguati per riutilizzarlo.
Esiste un altro tipo di scaldino è quello che riscalda al solo contatto con l'aria. Più che la chimica, è la fisica che rende possibile questo fenomeno. Composto da elementi naturali (acqua, sale, carbone attivo, vermiculite e polvere di ferro), lo scaldino non è inquinante o nocivo, e permette di ottenere un calore maggiore è più duraturo. Ha inoltre i vantaggi di essere monouso, pratico, leggero e poco ingombrante.
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